Diavolo di un don Verzé. E' amico di Silvio Berluska, ma anche di Vendola (per la serie "o Franza o Spagna purché se magna").
... Don Verzé, il prete con la “coscienza accogliente”, il sacerdote “in missione mafiosa per conto di Dio” (perché le vie del Signore sono infinite!).
A proposito di don Verzé (e a proposito delle incredibili intercettazioni che lo hanno inguaiato definitivamente), ecco come ha descritto il sacerdote (sul quotidiano “Il Fatto Quotidiano”) Lidia Ravera: «Lui non cessa di incensare la sua umile persona. Avrebbe “donato una sanità dignitosa ai poveri”. Con una bancarotta da 1,5 miliardi di euro, una condanna per abusivismo edilizio e il suicidio del suo braccio destro sulla coscienza? Non importa, Certi preti hanno coscienze accoglienti».
Altro pensiero stupendo. Quello di Francesco Merlo. Che sul quotidiano “La Repubblica” ha descritto il prete con queste fulminanti parole:
«Don Verzé non parla come un Marcinkus alle prese con la volatilità della finanza ma come un capobastone, un campiere che controlla il territorio: “la Moratti, l’ho convinta io a fare il sindaco”, “il cardinale Tettamanzi l’ho fatto venire io a Milano”, e Formigoni, che il faccendiere di don Verzé ospita nel suo yacht, è sotto controllo perché “l’abbiamo salvato noi”. E Berlusconi “dono di Dio” è “legatissimo alla famiglia”, anche se, “ha fatto qualche giro di valzer”.
Ecco: Dio non si cura del sesso quando si fanno affari. Perché appunto il verbo si è fatto carne. Ma non bisogna credere che don Verzé sia un ateo mascherato e che tutti quei suoi libri di dottrina siano solo copertura. E’ al contrario un devoto in missione mafiosa per conto di Dio perché le vie della provvidenza sono infinite e se c’è la necessità di un attentato, beh, Dio non è certo un moralista. Don Verzé è come quei preti medievali che, convinti di essere illuminati dalla grazia , commettevano in nome di Dio ogni nefandezza, vivevano a statuto speciale, in sospensione dei peccati, in deroga».