sabato 16 settembre 2017

IL TEATRO DELLE ONG

IL QUOTIDIANO "IL FATTO" ha pubblicato (il 13 agosto scorso) la lettera in cui ho espresso tutta la mia allergia alle Ong che hanno contestato il codice Minniti. Il giornale l'ha titolata così : "La questione migranti è diventata una commedia", e in quella mia lettera ho potuto spiegare cosa penso di certi esaltati che si inventano addirittura di voler cambiare il mondo (e che ovviamente pretendono di trasformarlo secondo i loro personalissimi gusti, perché questi se ne fregano del voto che il popolo ha democraticamente espresso!).

INSOMMA, IN QUELL'OCCASIONE ho cercato di esporre in poche righe il mio giudizio su tutti quegli sprovveduti che - per vanità e senza nessuna capacità - si improvvisano, nei casi migliori, "eroi per caso" (creando ancora più problemi di quelli che immaginano di poter risolvere, e pretendendo di scaricare qui da noi tanti disperati che gettano i documenti per meglio fingersi minorenni e in fuga dalla guerra). Peraltro, così facendo, ci obbligano a gestire da soli questo tsunami umano (dove ovviamente ci può essere di tutto, anche qualche fanatico rabbioso che notoriamente dice: "Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, poi grazie alle nostre leggi teocratiche vi sottometteremo!").

SE NON AVESSERO nulla da nascondere, le Ong che hanno contestato Minniti non farebbero così tanti capricci. E invece, pensa un po', questi vanno a prendere i migranti e se ne disfano subito dopo confidando su quel sistema politico e democratico che loro intimamente disprezzano. Li accompagnano a casa nostra, e poi noi dobbiamo pensare a tutto il resto, t'è capì?
... E pretendono che li si lasci fare, perché non vogliono che qualcuno possa controllare - opportunamente armato - la commedia che loro hanno messo in scena magari con la complicità degli scafisti (come suggerirebbero alcuni indizi).

L'ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI è cosa seria. Stiamo parlando di un fenomeno biblico che va governato con regole precise, anche perché le persone non sono sacchi di patate che si possono spostare a nostro piacere. Morale: se le suddette Ong con relativi volontari a pagamento non sono in grado di dare una sistemazione a tutta questa gente, evitino di incoraggiare i viaggi della speranza (che assicurano tutti gli onori per loro e tutti gli oneri per noi). E se vogliono davvero cambiare in meglio le cose, allora imparino che ciò può avvenire solo attraverso quel metodo democratico che prevede politica, partiti, elezioni, voti (non coi deliri buonisti che scatenano le peggiori reazioni razziste e xenofobe!).

FRA L'ALTRO, NON SI ARRABBINO, questi signori, se le donazioni sono diminuite enormemente. Purtroppo gli italiani hanno già capito da qualche tempo - grazie a Mafia Capitale - che la miseria "frutta più della droga". Vale ovviamente anche nel caso dei migranti. Inoltre, in questi giorni un quotidiano di destra ha sottolineato con ironia che "Le Ong scoprono i lager libici che ci sono sempre stati". Aggiungendo subito dopo che "ora fa gioco denunciarli per attaccare il governo!".
... Peraltro, nello stesso articolo il giornalista ha giustamente sottolineato che le navi di Msf e delle altre Ong prima del codice Minniti erano "la vera calamita capace d'innescare i traffici iniziati a miglia di chilometri di distanza".

SI RASSEGNINO, INSOMMA, le Ong che fanno politica spacciandola per filantropia (proprio perché fanno politica contestano Minniti!). Si arrendano all'evidenza, perché anche la loro "missione" e le loro isteriche accuse al governo Gentiloni (che avrebbe fatto riaprire i lager libici), sono solo una discutibile "narrazione".
... Proprio per questo nella mia lettera a "Il Fatto" ho voluto spiegare quella che personalmente considero tutta una penosa messinscena. E l'ho fatto, fra l'altro, con queste parole: "Li conosciamo: orfani delle ideologie, decidono di salvare l'universo intero e partono per il mondo senza conoscere usi e costumi [...]. Cianciano sulla fantomatica legge del mare che obbligherebbe ad accogliere senza precauzioni. Ma questo teatro dell'assurdo deve finire, lo dicono finalmente anche i vescovi. Nell'attesa, the show must go on".
           Natale Pellizzer

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