Il quotidiano veneto “Il Gazzettino” ha pubblicato nei giorni scorsi la lettera (qui sotto), in cui mi dicevo d’accordo con quanti, nel Partito Democratico, hanno chiesto le dimissioni della consigliera regionale all’Istruzione Elena Donazzan.
... La faccenda è nota: la Donazzan aveva raccontato su Facebook di essere stata derubata dai “marocchini di merda” (e fin qui, passi!), ma subito dopo, per il linguaggio usato (“da caserma”, secondo Alessandra Moretti), ha nuovamente lasciato trasparire le sue idee fascisteggianti. Che sono assolutamente inconciliabili con chi dovrebbe credere alla Democrazia (visto che ci campa sopra, peraltro a nostre spese).
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«Molti rivelano le loro inconfessabili passioni quando sono ubriachi. O quando sono arrabbiati. L’assessore all’istruzione Elena Donazzan ha ragione: se un marocchino mi ruba la bicicletta, è un “marocchino di m.”. E io aggiungo che un italiano che mi imbroglia è un “italiano di m.”. Ma la Donazzan – che evidentemente ha potuto identificare chi l’ha derubata, perché è certa delle sue origini magrebine – adesso denunci il “pericolo pubblico”, facendo nome e cognome. E subito dopo, però, si dimetta. Perché tirando in ballo i suoi amici “camerati” (che considera baluardi di giustizia), ha ribadito ancora una volta che il suo cuore rimpiange altre epoche a altre (odiose) politiche. Non si può sputare nel piatto in cui si mangia. Non si può rappresentare la Democrazia (e mangiarci sopra, a nostre spese), se pubblicamente la si snobba e intimamente la si disprezza».
Natale Pellizzer
Sono un profugo di Splinder. Quando mi hanno annunciato lo sfratto da quella piattaforma, lo ammetto, sono andato in paranoia (perché non sapevo dove mettere in salvo la mia mercanzia). Se non do fastidio, avrei pensato di parcheggiare qua un po' della mia roba. Inoltre, sempre se c'è spazio, avrei anche dell'altro: alcune cosette che ho trovato strada facendo, mentre ero alla ricerca di un nuovo riparo, e naturalmente anche tutte le cianfrusaglie che domani mi venisse in mente di raccogliere