Il sito di Roberto D’Agostino (Dagospia), qualche tempo fa, ha pubblicato la mia lettera contro i fanatici del no-Expo (alludevo, in quella, alla manifestazione degli studenti che il 30-4-2015 avevano imbrattato Milano). E naturalmente alludevo soprattutto alla terribile manifestazione - sempre a Milano - del giorno dopo (1-5-2015). Manifestazione sfociata nel vandalismo più becero (auto incendiate, vetrine spaccate, eccetera, eccetera).
In quella lettera (che ripropongo qui sotto) spiegavo che anche il quotidiano comunista "Il Manifesto", aveva cercato di scusare i vandali che il 30 aprile scorso avevano lordato la città. Perfino arrivando a sostenere che gli allarmismi per la manifestazione del giorno dopo (quella del primo maggio), facevano parte di “una sceneggiatura” che serviva a seminare il panico. Nientemeno.
Cara Dagospia, la direttora de “Il Manifesto” (Norma Rangeri), si chiede “come si possono contrastare la povertà e la fame nel mondo se si danneggiano negozi, se si incendiano le auto di cittadini incolpevoli, se si mette in campo solo una anarchica voglia di distruzione”. La papessa del sedicente “quotidiano comunista” dovrebbe recitare un mea culpa, perché anche nel numero del primo maggio si sminuiva, relativizzava, contestualizzava, in definitiva giustificava la prepotenza degli sfigati che il giorno prima avevano giocato alla rivoluzione. (Luca Fazio: “L’analisi più lucida l’ha fatta Fedez twittando che i danni dei No Expo sono poca cosa in confronto alle infiltrazioni mafiose e le speculazioni economiche di Expo”). E si colpevolizzava chi lanciò l’allarme per la MayDay degli antagonisti, sostenendo che era pronta da tempo una “sceneggiatura già scritta da 007 e da esperti dell’antiterrorismo”, che sarebbe servita ad alimentare il caos (testuale: “Tanto per seminare il panico, a bocce ancora ferme c’è già chi parla di una città in mano ai No Expo. Non è vero, ma questo è il film già scritto da mesi”). Adesso il Manifesto scrive che bisogna prendere le distanze “da chi ha nulla a che fare con la politica”. Che facce di bronzo!
Natale Pellizzer
Sono un profugo di Splinder. Quando mi hanno annunciato lo sfratto da quella piattaforma, lo ammetto, sono andato in paranoia (perché non sapevo dove mettere in salvo la mia mercanzia). Se non do fastidio, avrei pensato di parcheggiare qua un po' della mia roba. Inoltre, sempre se c'è spazio, avrei anche dell'altro: alcune cosette che ho trovato strada facendo, mentre ero alla ricerca di un nuovo riparo, e naturalmente anche tutte le cianfrusaglie che domani mi venisse in mente di raccogliere